«Hanno avuto danno i tuoi fiori dalla grandine di ieri sera e dal vento della notte?», chiede Gesù.
«Nessun danno, Maestro. Solo una grande spettinatura nelle fronde», risponde prima di Maria la voce un poco rauca di Pietro.
Gesù alza il capo e vede Simon Pietro che, con la sola tunica più corta, lavora a raddrizzare dei rami curvati in alto del fico. «Sei già al lavoro?».
«Eh! noi pescatori dormiamo come i pesci: in ogni ora, in ogni luogo, ma per quel tanto che ci lasciano stare in riposo. E ci si fa l’abitudine. Questa mattina ho sentito cigolare la porta all’alba e mi sono detto: “Simone, Ella già è alzata. Su, svelto! Va’ con le tue grosse mani a darle aiuto”. Lo pensavo che Ella pensasse ai suoi fiori nella notte tutta vento. E non ho sbagliato. Eh! le conosco le donne!… Anche mia moglie si rivolta nel letto come un pesce nella rete, quando c’è tempesta, e pensa alle sue piante… Poveretta! Qualche volta le dico: “Scommetto che ti ruzzoli meno quando è il tuo Simone sbattuto come un fuscello sul lago”. Ma sono ingiusto, perché è una brava moglie. Pare non vero che abbia per madre… Bene: taci, Pietro. Questo non c’entra. Non sta bene mormorare e imprudentemente far sapere ciò che è bontà tacere. Vedi, Maestro, che anche nella mia testa d’asino è entrata la tua parola?».
Gesù risponde ridendo: «Dici tutto da te. A Me non resta che approvare e ammirare la tua sapienza di agricoltore».
«Ha già legato tutti i tralci che si erano slegati, puntellato quel pero troppo carico e passato quelle funi sotto quel melograno cresciuto solo da una parte», osserva Maria.
«Già! Pare un vecchio fariseo. Non pende che dove gli fa comodo. E io l’ho lavorato come una vela e gli ho detto: “Non sai che il giusto è nel mezzo? Vieni qui, testone, se no ti schianti per troppo peso”. Ora sono dietro a questo fico. Ma per egoismo. Penso alla fame di tutti: fichi freschi e pane caldo! Ah! neanche l’Antipa ha un pasto così buono! Ma bisogna andare adagio, perché il fico ha rami tenerelli come il cuore di una fanciulla quando dice la sua prima parola d’amore, e io sono pesante, e i fichi più buoni sono in alto. Si sono già asciugati a questo primo sole. Devono essere una delizia. 3 Ehi! tu, ragazzo.
Non mi guardare solamente. Svegliati! Dàmmi quel cesto».
Giovanni, che è apparso dal laboratorio, ubbidisce, arrampicandosi anche lui sul grosso fico. Quando i due pescatori scendono, sono usciti dal laboratorio anche Simone Zelote, Giuseppe e Giuda Iscariota. Non vedo gli altri.
Maria porta del pane fresco, piccoli pani scuri e tondi, e Pietro col suo coltelluccio li apre e sopra vi apre i fichi, e offre prima a Gesù e poi a Maria e agli altri. Mangiano con gusto nell’orto rinfrescato e tutto bello, nel sole di un mattino sereno, anche per la recente pioggia che ha deterso l’aria.
Pietro dice: «È venerdì… Maestro, domani è sabato…».
«Non fai una scoperta», osserva l’Iscariota.